La nascita della OTE
La OTE nacque da un illustre tronco fiorentino: quello delle antiche Officine Galileo. Dopo la guerra, e le vicende dell’economia ad essa legate, che coinvolsero profondamente la Galileo, allorquando si dette inizio alla fase della ricostruzione e della riconversione produttiva, si cominciò anche a capire che l’avvenire industriale sarebbe stato fortemente influenzato, se non dominato, dall’elettronica. A quel tempo il Servizio Tecnico Ricerche (STR) delle Officine Galileo era destinato a studiare e sviluppare programmi per il futuro, ed i suoi responsabili, l’ingegner Elio Fagnoni e il Professor Francesco Scandone, ritenevano che questo Servizio dovesse orientarsi essenzialmente verso le aree emergenti dell’elettronica. In effetti in quegli anni, inizio anni ’50, l’STR si andava impegnando non solo nella progettazione delle applicazioni elettroniche per la diagnostica in medicina (elettrocardiografi, elettroencefalografi, ecc.), ma anche si avviavano gli studi per le prime produzioni di apparati di radiocomunicazione di origine U.S.A. come i ricetrasmettitori TDE e i radiogoniometri navali SRD7. E ben presto i responsabili del Servizio si convinsero, non solo della validità dell’impegno nelle attività elettroniche, ma anche dell’opportunità che esse si attuassero in una unità a tale scopo dedicata. L’occasione si presentò concretamente, agli inizi degli anni ’50, quando alcuni programmi di telecomandi elettronici ed idraulici (un settore «da sempre» congeniale alla Galileo) da produrre su licenza svedese nell’ambito della NATO, consigliarono la creazione di un dipartimento appositamente realizzato. Questa nuova unità produttiva fu prevista in locali di proprietà della Galileo nella zona di Novoli-Carobbi, locali in gran parte preesistenti (nella Prima guerra mondiale vi si costruivano proiettori ottici anti-aereo), ma richiedenti ristrutturazioni ed ampliamenti. L’urgenza dei programmi e la necessità di non generare gravose interruzioni produttive richiesero di concentrare il trasferimento del personale ed attrezzature in un sabato ed una domenica, perché il lunedì, 13 dicembre 1954, si iniziasse l’attività secondo i programmi e gli impegni. Per la specifica impostazione tecnica che si intendeva dare alla nuova unità, il nucleo principale del personale proveniva dal Servizio Tecnico Ricerche, ma dovendo essere una unità completamente autonoma, ovviamente molte persone , fino ad un totale di circa 185, provenivano anche da altri Reparti specializzati della Galileo stessa. Le difficoltà di varia natura che si frapponevano ad una così molteplice e rapida realizzazione furono superate con la collaborazione determinante dei Sindacati (CISL in particolare) che permisero l’avvio immediato delle attività, affrontando con grande dedizione problemi organizzativi e tecnici non lievi. Dalle difficoltà dovute all’elevato grado di precisione e qualità, rispetto all’esperienza passata, richiesto dalle nuove lavorazioni (le attrezzature e le macchine non recenti richiedevano complete revisioni), ai reparti ancora in via di ultimazione, agli impianti e servizi generali funzionanti solo parzialmente ( in quel primo inverno un riscaldamento molto approssimativo era ottenuto con grossolane resistenze collocate dentro vecchi bidoni) cominciò un impegno ben determinato a procedere risolutamente negli anni a venire. Il responsabile dell’STR, Elio Fagnoni, ne divenne il primo Direttore Generale, mentre Francesco Scandone operava negli Stati Uniti per allacciare e sviluppare con il mondo industriale americano quei rapporti che fino ad allora, per ragioni ovvie, erano mancati. Fagnoni condusse un’azione ferma e vigorosa che consentì alla OTE di passare dalle prime attività elettromeccaniche al più vasto campo dell’elettronica delle radiocomunicazioni per la Difesa. La sua direzione durò circa quindici anni, fino al passaggio, non indolore, di proprietà della OTE alla Montedison (e ad una ben diversa organizzazione nel 1969-70, come vedremo, delle attività elettroniche), ponendone i radicati fondamenti per gli sviluppi futuri.
Anni 50
Il periodo «pionieristico»
Il quinquennio 1955-60 può essere considerato il periodo «pionieristico» della OTE. In quegli anni i reparti produttivi operavano prevalentemente nel settore dei telecomandi elettronici idraulici più moderni su progettazione svedese Bofors ed anche degli asservimenti di progettazione Galileo per impiego navale. Intanto il cosiddetto «Laboratorio» o Reparto R&D (Research and Development) si arricchiva di nuovi tecnici rispetto all’originale nucleo del STR ed iniziava una impegnativa attività per sviluppare la propria esperienza nel campo dell’elettronica professionale. In uno stabilimento che si andava gradualmente completando si avviavano i primi studi e sviluppi (in parte già iniziati nel STR della Galileo) per la telefonia a raggi infrarossi, si realizzavano allenatori radar (per l’addestramento del personale alla lettura dei dati), indicatori radar P.P.I. (per la rappresentazione delle informazioni) e mappe artificiali elettroniche video; si sviluppavano e si perfezionavano asservimenti di tipo navale (meglio noti come «colonnine»); si producevano, per la Marina U.S.A. ed altre Marine alleate, radiogoniometri SRD7 e i trasmettitori navali TDE. Parallelamente all’attività principale nell’elettronica per la difesa, si continuava anche quella di sviluppi e produzioni di elettronica per la medicina (elettrocardiografi, encefalografi, ecc.) quasi come «volano» all’andamento talora discontinuo delle esigenze per la difesa. Questi due filoni (radiocomunicazioni e biomedica) furono i presupposti per poter superare il traumatico cambio di f inalità strategiche che si verificò alla fine degli anni ’60. Tutta questa fervida attività cominciò ad orientarsi definitivamente, verso la fine degli anni ’50, nel campo delle radiocomunicazioni, che poi divenne, per diversi aspetti, il fattore qualificante della OTE negli anni a seguire.
Anni 60
Dallo sviluppo, alla confluenza nella Montedison, alla trasformazione
Nei primi anni ’60, mentre proseguiva il boom economico nazionale, l’area fiorentina era caratterizzata da un intenso processo di industrializzazione. Il passaggio da un’economia prevalentemente agricola ad un’economia prevelentemente industriale fu particolarmente rapido in gran parte della provincia di Firenze, ma soprattutto nell’area centrale metropolitana fino a Prato ed oltre fino a Pistoia. In questo contesto anche lo sviluppo della OTE proseguì a ritmo accelerato: la fabbrica accentuò la sua autonoma capacità progettuale e la realizzazione e l’impiego di tecnologie assai avanzate aprirono nuove possibilità di trovare partners qualificati a livello internazionale. Vanno ricordati: gli importanti sviluppi delle radiocomunicazioni per la Marina, con i ricevitori professionali R86H; i ricetrasmettitori UHF navali con un primo accordo, per il modulo sintetizzatore, con la Radio Corporation of America (R.C.A., allora una delle più qualificate industrie U.S.A. del settore); le ulteriori applicazioni dell’UHF per impieghi terrestri; la progettazione e la realizzazione dei sistemi radio a banda laterale unica per l’Esercito Italiano e l’applicazione in Italia delle tecniche radio interferometriche della Cubic di San Diego; in California, per la misurazione in tempo reale della distanza, velocità e conseguente localizzazione di missili e satelliti. Questi sistemi di misurazione, che adottavano tecniche e concezioni sistemistiche veramente all’avanguardia a quell’epoca, furono fonte, con tutto il necessario patrimonio di strumenti e metodologie di misura, di nuovi concetti progettuali, e costituirono una base di formazione notevole per un numero rilevante di ingegneri e tecnici. Il dinamismo e la qualificazione della pur giovane OTE trovarono presto un significativo riconoscimento internazionale. Quando quattro Paesi europei, Belgio, Germania, Italia e Olanda, costituirono il Consorzio Europeo per la produzione dell’aereo statunitense F104, le industrie americane Collins Radio Corporation e Honeywell scelsero la OTE come loro partner per riprodurre in Italia il ricetrasmettitore UHF di bordo e i calcolatori dell’autopilota dell’aereo. L’impatto poi delle strutture tecniche e produttive della OTE con le tecnologie statunitensi più avanzate, sotto il controllo anche della Aeronautiche belga, olandese e tedesca, provocò un ulteriore forte arricchimento delle capacità progettuali e produttive e qualificò l’azienda, a metà degli anni ’60, sul piano europeo e nei confronti della NATO. L’organico della OTE era ormai triplicato rispetto alle origini. Il patrimonio tecnologico e di strumentazione in tutto lo spettro delle radiocomunicazioni aveva raggiunto un alto livello. Si poteva compiere un altro passo decisivo. In quel periodo, metà degli anni ’60, cominciarono a delinearsi i programmi spaziali europei. La OTE vi si impegnò subito in modo continuativo raggiungendo il culmine con l’autonoma progettazione e realizzazione del pacco di «telecomando, tracking e telemisura» per il satellite italiano Sirio. Le brillanti prestazioni del «pacco OTE» ottennero il significativo riconoscimento della NASA, che se ne servì, da bordo del Sirio, per controllare le missioni più difficili nello spazio extra planetario. All’inizio, la presenza della OTE nei programmi spaziali fu caratterizzata dai sistemi di telemisura e telecomando per il programma europeo ELDO (European Launcher Development Organization) per la realizzazione in Europa di un missile lanciatore per porre in orbita futuri satelliti: di tali sistemi vanno ricordati, in particolare, la stazione di telecomando da 1 KW-GOVE Australia; il sistema di antenne e branching per il satellite; i sistemi di telemisura e antenne AT2 per ESRO (European Scientific Research Organization) ed il pacco di telemisura ELDO; il ricevitore di comando e antenne Turnstyle per la stazione di controllo ed eventuale distruzione del lanciatore. Ancora in questo periodo va ricordato l’ampliamento delle attività OTE verso la trasmissione numerica di dati. Ciò valse nuovamente l’interesse della Collins Radio Corporation che scelse la OTE come partner per la fornitura alla Marina Italiana del sistema di trasmissione dati «Link 11 Modem». La fioritura di questi programmi, premessa ovvia per ulteriori affermazioni della OTE, subì, per cause al di fuori del suo controllo, o come suol dirsi «per cause di forza maggiore», un radicale azzeramento quando con la nazionalizzazione dell’energia elettrica le società produttrici e distributrici di energia elettrica furono assorbite dalla neo-costituita ENEL. Le attività diversificate appartenenti ad esse stesse Società (industrie manifatturiere, alberghi, ecc.) furono, dalla varie Società proprietarie, praticamente quelle del nord-est, concentrate in una sorta di pool, cosicché la OTE e la sua casa madre GALILEO, proprietà della SADE – Società Adriatica di Elettricità di Venezia – confluirono come SADE Finanziaria (che ricevette gli indennizzi per le dighe e gli impianti di distribuzione di energia elettrica) nella EDISON, mentre quest’ultima a sua volta si fondeva con l’Industria Chimica Italiana MONTECATINI, allora finanziariamente debole di fronte ai nuovi sviluppi della chimica. Nasceva così la Montedison e, nell’ambito di questa, la Montedel (Montecatini Edison Elettronica) che riunì le attività elettroniche di origine diversa, cioè dalle varie Società componenti, ossia la OTE di origine SADE, la Laben (elettronica nucleare) di origine MONTECATINI e la Elmer ( elettronica per la difesa) di origine EDISON. Il piano operativo Montedel previde di assegnare ad Elmer l’elettronica per la difesa, a Laben l’elettronica per lo spazio e ad OTE l’elettronica per la medicina. Così, l’attività nelle radiocomunicazioni della OTE venne scissa: quella delle radiocomunicazioni per la Difesa con il relativo patrimonio di apparati ed anche relativi contratti fu concentrata nella Elmer di Pomezia, quella spaziale fu praticamente trasferita alla Laben di Milano, rimanendo a Firenze, per la ferma opposizione delle persone ad abbandonare la sede fino ad allora della propria attività, solo il completamento del telecomando, telemisura e controllo per il satellite italiano Sirio. Per la OTE fu deciso di proseguire e potenziare l’attività svolta, in modo non prevalente, fin dai tempi della Galileo: quella cioè dell’elettronica per la medicina. Alla OTE operavano circa 500 persone, prevalentemente fiorentini e toscani, decisi a non abbandonare una fabbrica nella quale credevano, per il patrimonio tecnico e l’esperienza professionale esistenti, premessa per la ricerca di nuove vie. Poiché l’attività di elettronica biomedica non poteva impegnare 500 persone, agli inizi degli anni ’70 fu deciso di scindere la OTE in due ben distinte società: una «OTE Biomedica», fu incorporata nella Farmitalia e Carlo Erba, per naturale destinazione del prodotto, con un’attività completamente indipendente. L’altra, «OTE Telecomunicazioni», che è quella di cui seguiamo l’evoluzione, con la sua precedente esperienza e con la volontà di non disperderla, intraprese la ricerca di nuove attività. Ma, in attesa che queste nuove strategie si delineassero, più di cento persone di questa società furono collocate a Cassa Integrazione. L’ingegner Fagnoni, anche per opposizione al radicale cambiamento delle finalità strategiche della OTE, lasciò la direzione per assumere a Roma quella di un’altra impresa, la Sistel, società per la ricerca nei settori missilistici, con la partecipazione dei maggiori gruppi industriali nazionali.
Anni ‘70
La ripresa della nuova OTE
All’inizio degli anni ’70, la ricerca di nuove vie non poteva che basarsi sull’esperienza nelle radiocomunicazioni accumulata dalla OTE nel corso della sua ancor breve esistenza di tre lustri. Il patrimonio di attrezzature e strumentazioni e soprattutto il potenziale umano non si erano dispersi rimanendo sostanzialmente inalterati (se si eccettuano ovviamente persone, strumenti ecc. che, destinati all’elettronica per la medicina, confluirono nella OTE Biomedica, oggi Esa-OTE). In quel periodo (’70-’73) che segnò il passaggio fra le precedenti attività e la ricerca di nuove finalità strategiche, la OTE riuscì ad emergere, valida e competitiva sul mercato, anche perché il maturare di nuove esigenze, dovute sia a rapidi sviluppi tecnici, sia alle particolari condizioni socio politiche di quegli anni, delinearono abbastanza chiaramente come iniziare ad orientare le nuove attività. Infatti, quanto agli sviluppi tecnici, le radiocomunicazioni cominciavano ad applicarsi alla mobilità, secondo una tendenza che si sarebbe affermata sempre di più come caratteristica dell’attività moderna, mentre per gli aspetti sociopolitici, va ricordato che in quel periodo le tensioni sociali e l’insorgere del terrorismo imponevano un impegno sempre più severo e complesso alle forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia), con la conseguente esigenza di una dotazione di mezzi e strumenti più evoluti e affidabili, soprattutto hel campo delle comunicazioni. La OTE fece fronte, per gli aspetti di propria competenza, a questa nuove necessità. Gli apparati radio e i sistemi più complessi progettati e prodotti dalla OTE, in competizione con le migliori società italiane e straniere, furono prescelti dapprima dal Ministero dell’Interno. Vennero così prodotti in quegli anni i primi apparati portatili, inizialmente in collaborazione, data l’urgenza, con una società svedese. Poi i veicolari VP80, progettati interamente dalla OTE e tutt’ora operanti sulle macchine della Polizia di Stato. Quindi le centrali operative e i sistemi più complessi. Successivamente fu l’Arma dei Carabinieri ad indire una importante gara, alla quale concorsero le più qualificate industrie italiane e straniere, per la realizzazione di un evoluto ed efficiente sistema di radiocomunicazione capillare da estendere all’intero territorio nazionale. Il sistema progettato dalla OTE risultò il migliore nelle prove di laboratorio e sul campo, cosicchè, anche a seguito di altre gare successive, l’intero territorio nazionale è stato ed è tutt’ora coperto dalla rete radio 400 MHz della OTE, per un totale di circa 40.000 apparati funzionanti (portatili, veicolari, motociclari, fissi) controllati e diretti da oltre 500 stazioni «capomaglia» gestite da calcolatori. Fu questo un esempio significativo della qualità dei prodotto e dei sistemi della OTE e del grado di competitività raggiunto in pochi anni dopo la radicale trasformazione voluta dalla Montedison. Ma sempre in quel periodo un altro settore richiese urgentemente un processo di ammodernamento e potenziamento, quello per le infrastrutture aeroportuali, processo che si fronteggiò con una legge speciale (legge Bozzi). Varata dopo la sciagura all’Aeroporto di Punta Raisi nella quale perse la vita anche il figlio del Prof. Scandone. La OTE realizzò allora in maniera completamente autonoma sempre in concorrenza con le maggiori industrie mondiali swl settore, un sistema radio VHF/UHF per il controllo del traffico aereo, controllo gestito in quei tempi, sia per le applicazioni civili che miliari, dall’Aeronautica Militare. Il sistema OTE venne allora prescelto dall’apposita Commissione, dopo ampie sperimentazioni in laboratorio e sul campo, ed installato in tutti gli aeroporti civili e militari. Questo sistema con canalizzazione a 25 KHz e costituito da oltre 2.000 apparati in Italia è stato operativo e funzionante fino oltre l’anno 2000 quando, per motivi di grande espansione del traffico aereo, è stato deciso l’impiego di apparati con canalizzazione 8,33 KHz. Il sistema di controllo del traffico aereo della OTE, denominato anche TBT (Terra-Bordo-Terra) ha avuto anche importanti riconoscimenti all’estero, con l’applicazione, ad esempio, a tutta la rete aeroportuale belga.
Dagli anni ’80 verso il 2000
L’esperienza ed i risultati chiaramente positivi raggiunti negli anni ’70, sia nel settore delle radiomobili per l’ordine pubblico, sia in settori diversi e, in particolare, in quello del controllo del traffico aereo, hanno costituito fondamentalmente la base produttiva per la OTE nei primi anni ’80, mentre l’attività progettuale e sistemistica si ampliava e diversificava anche in altri campi. Sistemi di radiomobili OTE gestiti da calcolatori trovavano applicazione al controllo dei mezzi del trasporto pubblico a Brescia, Firenze e Milano, alle applicazioni nei porti (a Genova in particolare), sui mezzi delle reti di trasporto regionale. Reti radio telefoniche mobili sono state adottate un reti locali per usi speciali, ad esempio, reti Banche , reti VIP (ossia per importanti speciali servizi. La OTE ha dovuto poi affrontare una nuova difficile situazione, quando è avvenuta in Italia la suddivisione delle responsabilità del controllo del traffico aereo, fra traffico civile e traffico militare. La OTE è stata infatti indirizzata (nell’ambito del Gruppo di cui faceva parte) ad occuparsi dolo di quello civile, per il quale veniva nel frattempo creata l’Azienda Autonoma dell’Assistenza al Volo e del Traffico Aereo Generale (AAAVTAG). Venendo così a mancare, quasi improvvisamente, un importante segmento di attività si poneva di nuovo per la OTE un urgente problema di diversificazione che provvidenzialmente trovava spazio in un’area tecnica congeniale alla OTE stessa e cioè il settore della radio telefonia movile della SIP. In effetti due sono state le linee di maggior autonomo impegni negli ultimi anni ’80: da una parte, i sistemi radio aeroportuali per l’assistenza al traffico aereo civile e, dall’altra, i radiotelefoni cellulari per la seconda generazione SIP. La OTE ha infatti realizzato ed equipaggiato numerosi centri radio assistenza per l’Azienda Civile di Assistenza al Volo che dovevano essere ristrutturati e potenziati in cobseguenza della ripartizione delle responsabilità con l’Aeronautica Militare. La OTE ha adempiuto a queste richieste con la modalità della fornitura «chiavi in mano» e perciò appoggiandosi anche ad altre industrie specializzate in segmenti specifici dell’intero sistema aeroportuale. I risultati favorevoli in questa area non erano però sufficienti per le dimensioni dell’attività della OTE e la necessità di ulteriore diversificazione trovava appunto positiva applicazione in un settore affine, nel campo civile: quella dei radiotelefoni della SIP, settore che dalla metà degli anni ’80 era in pieno sviluppo. In effetti, le brillanti prestazioni dei sistemi nazionali radiomobili dell’Arma dei Carabinieri e del Ministero dehli Interni sono stati il presupposto per l’interesse della SIP verso i radiotelefoni di seconda generazione UHF porogettati e realizzati dalla OTE che, nel breve giro di tre anni riuscì ad acquisire il 30% del mercato. La OTE venne poi prescelta per i progetti e le realizzazioni dei terminali mobili nella rete radiotelefonica E-TACS a 900 MHz, nonché, in collaborazione con la Marconi Italiana, per le stazioni base del sistema cellulare digitale pan-europeo a 900 MHz. L’impegno della OTE si estese anche alle trasmissioni dati via satellite, con un sistema sviluppato in collaborazione con la Società Ferranti già funzionante in diversi Centri, ed ancora in collaborazione con quest’ultima la OTE presentò il sistema Telepoint per il quale la SIP decise di intraprendere la sperimentazione. All’inizio degli anni ’90 la OTE era pienamente presente ed impegnata in progettazione e produzione nel settore in notevole sviluppo delle radio-comunicazioni e particolarmente in quello, valutato di maggior rapida crescita nei dieci anni a seguire, della radiotelefonia mobile e, addirittura «personale». Anche l’impegno sui mercati esteri si sviluppò negli anni ’90. In Egitto la OTE fece un’importante fornitura di radiomobili per gli enti governativi, come pure sistemi radio per gli Emirati Arabi; in Sud America per l’aeroporto di Lima in Perù vennero realizzati sistemi completi di radiomobili. L’immagine della OTE nel campo dell’elettronica professionale così divenne sempre più delineata e appressata, anche a livello internazionale. Per questo fatto si realizzò la internalizzazione societaria della OTE. Dopo il passaggio dalla Montedison alla Bastogi nel 1981, la OTE fu acquistata nel 1985 dal gruppo statunitense I.S.C. International Signal Control, che poi si fuse nel 1987 con il qualificato gruppo elettronico Ferranti, che nel Febbraio ’90 decise di trasferire il 50% delle sua attività in Italia, e quindi della OTE, algruppo IRI ed in particolare alla FINMECCANICA, nel quadro del programma di potenziamento di quest’ultima delle sue attività elettroniche. I nuovi assetti societari internazionali, come pure le precedenti travagliate vicende proprietarie, non hanno però mai messo in discussione il profondo radicamento della OTE a Firenze, né hanno menomato le fondamentali e tradizionali caratteristiche dell’azienda: e cioè la sua creatività, la capacità di esplorare sempre nuovi campi, di progettare, di diversificare e adattare le produzioni in rapporto alle evoluzioni del mercato, sempre con il presupposto di un’alta capacità professionale dei dirigenti, dei tecnici e delle maestranze, e di uno sviluppo tecnologico al passo con i tempi. Nei primi 44 anni della sua vita a alle soglie del 2000, la OTE ha ben rappresentato l’altra faccia di Firenze, quella meno conosciuta rispetto alla tradizione umanistica e artistica, ma non meno importante: la faccia scientifica e tecnologica, quella che pur fondata su una tradizione storica altrettanto antica, da Leonardo a Galileo all’Accademia del Cimento, ha proiettato Firenze nella modernità e verso un futuro di sviluppo economico e di crescita umana e civile.
Dal 2000 ad oggi
In questo ultimo periodo la OTE (o, come vedremo nell’epilogo l’azienda che ha avuto origini dalla OTE) ha conquistato i mercati nazionali e internazionali con nuovi prodotti nel settore delle Secure Communications. In modo particolare è stato sviluppato il sistema europeo di comunicazione radio digitale TETRA (TErrestrial Trunked RAdio). In Italia il sistema TETRA è stato adottato dal Ministero dell’Interno per le Forze di Polizia (Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Protezione Civile; nel settore dei trasporti dagli Aeroporti di Roma (Fiumicino), dalla Metro Roma, dalla Metro Napoli, dalla ITS Città Metropolitana di Cagliari e dalla regione Lombardia per l’Azienda Trasporti Milanesi. Nel 2006 il sistema Tetra è stato impiegato per i XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 e verrà impiegato nel 2026 per i prossimi XXV Giochi Olimpici Invernali di Milano e Cortina d’Ampezzo. In campo internazionale il sistema Tetra della OTE viene tuttora impiegato nelle seguenti Nazioni: − Arabia Saudita: Metropolitana di Riyad − Argentina: Metropolitana di Buenos Aires − Australia: Sistema Ferroviaro per il trasporto dei minerali dalla miniera Roy Hill − Canada: Royal Canadian Navy − Danimarca: Copenhagen Light Rail − EAU: Etihad Rail − Grecia: Metropolitana di Salonicco − Perù: Metropolitana di Lima − Russia: XXII Giochi Olimpici Invernali di Sochi − Singapore: Rete Metropolitane di Singapore − Tailandia: Metropolitana di Bangkok − Taiwan: Rete Metropolitane di Taipei − UK: Royal Navy (Sottomarini e Portaerei classe Queen Elizabeth) − Vietnam: Forze Armate La OTE ha inoltre sviluppato il sistema radio trunked MPT-1327. La fornitura più importante costruita dalla OTE con questo di comunicazioni è stata quella fatta in Russia per GAZPROM per il trasporto del gas metano in Europa.
Epilogo
Nei primi 44 anni della storia della OTE (1954÷1998) l’azienda fiorentina è stata sempre gestita dal stesso gruppo dirigenziale e ha mantenuto inalterato il logo OTE. Il gruppo dirigenziale ha saputo amministrare l’azienda OTE rispondendo a varie S.p.A. controllanti, facendo sempre ottimi profitti e in parte distribuendoli ai propri dipendenti. I rapporti di lavoro fra dirigenti, impiegati e operai sono sempre stati contraddistinti sia da autorevolezza che da spirito familiare. La OTE è stata una grande famiglia. Ma il mondo stava cambiando e l’avvento della globalizzazione ha cambiato l’intera economia mondiale. Le aziende piccole come la OTE, pur essendo efficienti, non potevano competere con i grossi marchi mondiali e stare sul mercato da sole. Nel 1999 la OTE S.p.A. diventò controllata da MARCONI S.p.A. Il gruppo dirigenziale che per 44 anni aveva ben amministrato l’azienda venne così liquidato. Nel 2001 OTE S.p.A. è confluita in MARCONI Mobile S.p.A. Nel 2003 OTE S.p.A. è diventata una Società di FINMECCANICA. Nel 2005 OTE S.p.A. è controllata da SELEX COMMUNICATION, una società di FINMECCANICA. Nel 2007 l’azienda perde il logo OTE e ufficialmente diventa SELEX COMMUNICATION, una società di FINMECCANICA. Nel 2011 l’azienda diviene SELEX ELSAG, una società di FINMECCANICA. Nel 2013 l’azienda diviene SELEX ES, una società di FINMECCANICA. Inizia il trasferimento del personale dalla sede di Via Barsanti a Firenze nello stabilimento GALILEO di Campi Bisenzio. Nel 2016 la vecchia azienda OTE e l’azienda GALILEO diventano FINMECCANICA e da maggio 2016 il gruppo diventa LEONARDO. Sono stati 18 anni abbastanza complessi per le persone che facevano parte della OTE, i continui cambi dell’asset aziendale hanno smarrito le capacità industriali del gruppo. Ma non si può approfondire l’analisi di questo cambiamento, sarebbe anche difficile far capire realmente cosa è successo. Non ha senso fare un confronto della vecchia OTE con l’attuale realtà di LEONARDO, sarebbe un esercizio da nostalgici.
29 Maggio 2025: Raduno e Pranzo dei “nostalgici” della vecchia OTE a Villa Viviani - Firenze